Le famiglie attuali tendono
ad essere monogame o poligame? Naturalmente sono tutte ligie
alla monogamia, almeno apparentemente!
A quanto pare tutto dipende dal
comportamento delle donne, che nel tempo hanno deciso di scegliere
uomini che provvedessero al loro sostentamento rimanendovi
fedeli e di conseguenza, rendendoli fedeli, si spera.
Avere una famiglia, o ambire ad averne
una, stabile nel tempo e, soprattutto, dedita alla fedeltà, è
un concetto frutto di una evoluzione nel tempo. In passato la
società era caratterizzata da rapporti basati sulla promiscuità,
tutto era finalizzato all’accaparrarsi più prede femminili
possibili. Infatti, i maschi tendevano a procacciare le femmine del
villaggio, e questo comportamento era considerato un indice di forza
e di mascolinità.
Ma tra gli ominidi la promiscuità
poligama ad un tratto ha ceduto il passo alla monogamia.
Secondo gli studi di Sergey Gavrilets,
biologo evoluzionista e matematico dell’ Università del Tennessee
(Usa), il passaggio da una visione poligama ad una monogama si
ebbe in seguito alla creazione di una sorta di compromesso che
avvenne tra sessi.
In un suo recentissimo studio
pubblicato su Pnas, l’autore mostra che i maschi meno virili,
non in grado di battere i più forti, capirono che l’unico modo per
assicurarsi una prole e una famiglia era garantire alla donna e
al figlio, sostentamento, cure, cibo. Le femmine,
d’altra parte, si resero conto che avere vicino un partner che in
qualche modo provvedesse alla loro sopravvivenza era molto utile e
vantaggioso per loro stesse e per i propri figli. Così capirono che
l’unico modo per tenerli legati a loro stesse era rimaner loro
fedeli. Quindi, la relazione creatasi tra cura della famiglia da
parte dell’uomo e fedeltà da parte della donna ha indotto alla
creazione del mito della famiglia unita e monogama.
Facendo luce su quanto accaduto durante
l’evoluzione della specie, si deduce che sarebbe stato merito
della donna puntare alla monogamia della coppia. La dimostrazione è
stata ottenuta dalla realizzazione di una serie di modelli matematici
dinamici applicati a un gruppo di ominidi (con una struttura sociale
rigidamente gerarchica e in cui gli accoppiamenti non sono
casuali). Da questo modello deriverebbe il bisogno da parte
delle madri di curare i piccoli, la necessità dei maschi di
sorvegliare la partner e accudire la propria prole. Questi
comportamenti presi singolarmente non predicono il fattore famiglia,
ma se interagissero tra loro avrebbero come esito la costruzione di
una famiglia unita.
Il modello matematico usato nello
studio ha dimostrato che il fattore evolutivo fondamentale è stato
la scelta del partner da parte della donna, e soprattutto la sua
fedeltà al compagno. Queste due mosse della donna hanno spostato le
strategie maschili di accoppiamento dalla competizione con gli altri
maschi a una maggior cura nel procurare cibo e protezione alla
propria compagna. Quindi, i maschi non dominanti, invece di
mettersi a lottare con gli altri, hanno cercato di ottenere i favori
delle donne con la tecnica che gli scienziati chiamano “cibo
per sesso”.
Le donne hanno apprezzato molto questo
tipo di corteggiamento e, più i maschi si davano da fare
per loro, più le donne diventavano fedeli. L’addomesticare i
maschi selvatici ha dato la possibilità di porre le basi per la
creazione di nucleo familiare “fedele”.
Fonte: www.stateofmind.it