Uno
studio recente condotto da un team di ricercatori guidato da
Francesca M. Filbey, del 2014, ha rilevato che i consumatori
abituali di marijuana sembrerebbero avere una aumentata connettività
nel cervello, pur avendo una certa perdita di materia grigia nelle
aree cerebrali connessi alla dipendenza.
La
ricerca, pubblicata negli Atti
della National Academy of Sciences ,
è il primo ad utilizzare più tecniche di scansione cerebrale per
esaminare sia la struttura che la funzione cerebrale.
Lo
studio ha coinvolto 48 adulti, consumatori di marijuana, che hanno
consumato la sostanza, in media, tre volte al giorno (Filbey
et al., 2014).
Il gruppo sprimentale è stato confrontato con quello di controllo,
formato da 62 adulti che non facevano consumo di marijuana.
I
ricercatori hanno scoperto che i cambiamenti, sia di struttura che di
connettività nelle aree cerebrali, dipendevano da quando e da quanto
spesso era consumata la sostanza.
Gli
incrementi di connettività nelle aree cerebrali erano maggiori tanto
più aumentava il consumo di marijuana.
Dr.
Sina Aslan, uno degli autori dello studio, ha spiegato:
"Ciò
che rende unico questo lavoro è che combina tre diverse tecniche di
risonanza magnetica per valutare le diverse caratteristiche del
cervello. I
risultati suggeriscono un aumento in termini di connettività, sia
strutturali che funzionali che possono derivare come compensazione
delle perdite di materia grigia. A
lungo termine, tuttavia, il consumo prolungato di marijuana
determina una degradazione di queste aree cereberali"
Nel
corso del tempo, perciò, una zona del cervello chiamata corteccia
orbitofrontale riduce le sue dimensioni. Questa zona ha un ruolo
fondamentale nella presa di decisione e nei processi implicati nelle
ricompense.
Questo
studio può spiegare perché, nel lungo termine, i consumatori di
marijuana non sembrano subire nessun danno: le perdite strutturali in
un settore sono compensate da guadagni di connettività in altre aree
cerebrali. E può, quindi, spiegare i diversi risultati ottenuti
dagli studi sul consumo della marijuana sul cervello (alcuni
affermano che non si producono danni, altri invece usano toni più
allarmistici).
La
Dr.ssa Francesca Filbey, che ha condotto lo studio, ha riferito:
"Ad
oggi, gli studi esistenti sugli effetti a lungo termine della
marijuana sulle strutture cerebrali sono stati in gran parte
inconcludenti a causa delle limitazioni nelle metodologie. Invece
il nostro studio non intende valutare in modo conclusivo se uno o
tutti i cambiamenti cerebrali sono una diretta conseguenza del
consumo di marijuana, ma dimostra che tali effetti dipendono dalla
età di inizio e dalla durata di utilizzo."
Ancora
non è chiaro, infatti, se gli effetti a lungo termine dell'uso di
marijuana dipendano anche da un consumo occasionale della sostanza o
se le modifiche nelle strutture cerebrali ritornino alla normalità
al termine del suo consumo.
Fonte: http://www.pnas.org