Google+ Niente di meglio per il cervello che la lettura di un buon romanzo

Niente di meglio per il cervello che la lettura di un buon romanzo

Gli scienziati scoprono che leggere un romanzo può avere effetti benefici sia sul pensiero – favorendo una maggiore apertura mentale – sia sul cervello con modifiche che si possono misurare fino a cinque giorni dopo la lettura
La rivincita dei libri. Dopo il calo di lettori, sempre più dirottati verso l’universo tecnologico, per quegli ormai pochi superstiti amanti della letteratura ci sono tuttavia buone notizie: leggere un romanzo fa bene alla mente e al cervello. Gli scienziati della Emory University di Atlanta hanno appena pubblicato sulla rivista Brain Connectivity uno studio in cui si è dimostrato come la lettura di un romanzo abbia significativo impatto sulla mente e sul cervello, in particolare con una accresciuta connettività in due zone del cervello note come “solco centrale” e “corteccia temporale sinistra”.

Per comprendere quale fosse l’impatto della lettura sulla mente e sul cervello, il neuroscienziato prof. Gregory Berns e colleghi hanno reclutato 21 studenti universitari che sono stati invitati a leggere un romanzo thriller di Robert Harris dal titolo “Pompei”, un romanzo ambientato nel 79 d.C. due giorni prima dell’eruzione del Vesuvio che colpì le città di Pompei, Ercolano e Stabia. Il protagonista, tra l’altro, deve salvare dall’eruzione la donna che ama.

«Era importante per noi che il libro avesse una linea narrativa forte – spiega il prof. Berns – in modo che i partecipanti allo studio avrebbero letto un libro con una trama intrigante».

Dopo aver iniziato la lettura del romanzo, i partecipanti sono stati sottoposti a scansioni fMRI (la risonanza magnetica funzionale per immagini). Per 19 giorni di seguito i partecipanti allo studio sono stati analizzati dai ricercatori. Durante i primi 5 giorni è stata eseguita la risonanza magnetica funzionale sui cervelli degli studenti mentre questi erano in uno stato di riposo.
Dopo di che, nel corso di altri nove giorni, gli studenti hanno letto specifiche parti del romanzo finché non sono giunti alla fine.

Per verificare che avessero davvero letto il romanzo, e le parti specifiche di volta in volta, i partecipanti sono stati anche sottoposti a una serie di quiz. Terminata questa fase sono nuovamente stati oggetto di fMRI durante una fase di riposo in cui non avevano più letto il romanzo per cinque giorni.
I risultati degli esami hanno mostrato che la lettura di un romanzo provoca effetti duraturi nelle regioni del cervello responsabili del linguaggio e la ricettività e in quelle deputate alla creazione delle rappresentazioni sensoriali del corpo.
Durante le scansioni fMRI eseguite la mattina dopo le sessioni di lettura, i ricercatori hanno poi osservato una accresciuta connettività nella corteccia temporale sinistra, che è un’area del cervello legata alla ricettività del linguaggio.

Il dott. Berns ha sottolineato che questa accresciuta connettività è rimasta tale anche se gli studenti non leggevano il libro mentre erano in fase di scansione cerebrale.
«Riteniamo che vi sia una “attività ombra”, quasi come una sorta di memoria muscolare», commenta Berns.
Questo processo ha anche un impatto sulle esperienze vissute dal cervello come, per esempio, il pensare di agire può attivare i neuroni che sono associati al movimento fisico nella corsa.

Una caratteristica da sempre prerogativa dei buoni romanzi è quella di saper fare identificare il lettore con il protagonista: un po’ come calarsi nei suoi panni o, per dirla in altre parole, camminare con le sue scarpe; vivere le sue emozioni.
«Sapevamo già che le buone storie possono farci camminare con le scarpe di qualcun altro, in senso figurato – afferma Berns – Ora stiamo vedendo che questo può anche accadere biologicamente». Queste modifiche biologiche sono state osservate ancora cinque giorni dopo che i partecipanti avevano smesso di leggere il romanzo.
E’ proprio il caso di dire che una buona lettura è davvero cibo per la mente e per il cervello perché non solo stimola la fantasia, la creatività e il pensiero, ma può davvero indurre cambiamenti biologici osservabili. In definitiva, leggere fa bene.