La
dimensione sociale gioca un ruolo cruciale quando si parla di cibo:
mangiare è bello, ma mangiare in compagnia lo è ancora di più. La
convivialità rappresenta quindi un elemento fondante la percezione
di piacere connessa al cibo, che non è solo indispensabile per la
sopravvivenza, ma può essere condivisa, quindi diventare uno spazio
sociale di incontro tra le persone.
L’ambiente
in cui il pasto si consuma ha a sua volta un effetto sulla qualità
percepita del pasto: mangiare su una bella terrazza sul mare è ben
diverso che farlo in ufficio davanti al computer, e questo incide
fortemente sul nostro umore e sulla possibilità di sperimentare
stati emotivi positivi. Non solo, ma è anche il corpo a subirne
l’effetto.
Questa
la scoperta recente di due ricercatori americani Brian Wansink
e Ellen van Kleef, i quali hanno indagato la relazione tra i rituali
familiari durante la cena e l’indice di massa corporea (BMI),
calcolato considerando il peso e l’altezza dell’individuo.
Hanno partecipato allo studio un gruppo di bambini e
di loro genitori, i quali hanno compilato un questionario volto ad
indagare le abitudini familiari durante i pasti, tra cui ad esempio
l’abitudine di raccontarsi quanto fatto durante la giornata,
piuttosto che l’abitudine di mangiare seduti a tavola o sul divano
davanti alla televisione.
I
risultati hanno mostrato come le
abitudini sociali durante i pasti correlavano con il BMI sia dei
genitori che dei loro figli, ovvero tanto più il BMI era elevato
tanto più ad esempio le coppie genitori-figli riferivano l’abitudine
di mangiare davanti alla televisione accesa.
Mangiare
seduti a tavola in cucina o in sala da pranzo si associava invece a
BMI più bassi nei bambini e nei loro genitori. Le bambine che
avevano l’abitudine di aiutare i propri genitori nella preparazione
della cena mostravano livelli di BMI più elevati, dato non presente
nei bambini maschi, che viceversa mostravano più bassi livelli di
BMI se provenienti da famiglie in cui vigeva la regola per tutti di
stare a tavola sino a quando ognuno non aveva finito di mangiare.
Questi
risultati confermano quindi l’importanza della dimensione sociale
di condivisione dei momenti dei pasti in famiglia
e
il suo effetto sull’indice di massa corporea tanto nei bambini che
nei loro genitori. L’interazione sociale si sostituisce quindi alla
sovra-alimentazione, tipicamente associata con lo svolgimento di
attività passive durante i pasti, favorendo la possibilità di
sperimentare emozioni positive.
Il
risultato di questa ricerca potrebbe quindi rappresentare un fattore
chiave nella prevenzione dell’obesità, spunto per poter arricchire
i programmi di prevenzione e di cura di tale problematica attraverso
una più attenta educazione dei bambini e del loro genitori non solo
al cosa mangiare ma anche al come farlo in modo socialmente
stimolante e gratificante.
Fonte:
http://www.stateofmind.it