«Troppo spesso i nostri istinti sessuali vengono repressi, perché crediamo di non saperli affrontare o, peggio ancora, in quale modo gestirli. Si spera così che sia meno doloroso fingere di non possederli. Tra ragione, sentimenti e difficoltà pratiche, non si riesce a trovare un equilibrio, si è convinti che non potremmo mai avere una vita affettiva e sessuale, crediamo di non avere nulla da offrire, da ricevere, da condividere».
Testimonianza di M.T., disabile fisica. Tratto da Handicap e sessualità: il silenzio, la voce, la carezza (curato da Franco Veglia, edizioni FrancoAngeli). Secondo un sondaggio, riportato dal sito disabili.com, il 77% dei portatori di handicap si dichiara favorevole all`assistenza sessuale.
Gli
assistenti
sessuali
sono delle figure professionali che, dopo aver seguito uno specifico
corso di formazione, aiutano persone affette da disabilità fisica o
psichica a vivere delle esperienze affettive ed erotiche. Al prezzo
di circa 100 - 150 euro l`ora, gli assistenti sessuali vivono con i
disabili delle esperienze fisiche che spaziano dalle carezze ai
massaggi, dalla conoscenza del proprio corpo, all`insegnamento
dell`autoerotismo. Raramente si raggiunge il rapporto completo.
In
Europa questa figura professionale esiste in Svizzera, Germania,
Olanda e Danimarca. In Francia, dove questa attività è considerata
simile alla prostituzione, c`è un dibattito in corso. In Italia
nulla.
Almeno
fino allo scorso anno, quando Maximiliano Ulivieri, un blogger
affetto da distrofia muscolare, ha lanciato una petizione, intitolata
"Assistenza
sessuale. È una scelta",
che punta a porre la delicata questione sotto i riflettori non solo
della politica, ma anche della società italiana.
La
vita affettiva è una sfera fondamentale per il benessere psicofisico
dell`individuo e la maggior parte dei portatori di handicap sembra
condannata a non poterla mai scoprire perché la loro sessualità è
spesso "infantilizzata" o, peggio ancora, ridicolizzata.
SESSO,
DISABILI E STEREOTIPI
Se
per gli uomini eterosessuali queste difficoltà sono enormi, il
problema è vissuto in maniera particolarmente drammatica dalle donne
e dagli omossessuali portatori di handicap.
Inoltre,
la famiglia e gli operatori considerano la sessualità deì disabili
come un tabù, oppure come una mera pulsione da soddisfare,
ricorrendo alla masturbazione o alle prostitute.
Se
ne parla poco, ma le testimonianze sono tante, quelle di madri
costrette a masturbare i propri figli per soddisfare un bisogno che
se inespresso si trasforma in rabbia e aggressività.
Le
posizioni sul tema sono diverse. C`è chi equipara l`assistente
sessuale alla prostituta, e chi invece sostiene che si tratti di due
figure nettamente differenti.
FaiNotizia.it
ha lanciato su questo tema un`inchiesta aperta che ha prodotto più
di venti interviste in tutta Italia e nei paesi europei dove questa
pratica è già una realtà.
Ci
sono storie di disabili come Giulia, che spiega come una sana
educazione sessuale l`abbia aiutata a diventare una donna serena e
con una sfera affettivo-sessuale del tutto soddisfacente. La sua
storia d`amore è nata otto anni fa. Inizialmente gli assistenti li
hanno aiutati a vivere la loro intimità, ma con il tempo lei e il
suo fidanzato sono diventati autonomi.
Poi
c`è Roberto, che considera la possibilità per un disabile di
incontrare una prostituta, ma pone problemi pratici: «Chi mi
accompagna?».
La
storia di Alejandro, disabile cognitivo, che ha vissuto con grande
disagio e senso di colpa la propria sessualità, soprattutto a causa
della sua forte spiritualità.
Gerardo,
padre di Pablo, disabile cognitivo e motorio, si ritiene
"impreparato" ad affrontare la questione della sessualità
del figlio: «Non so da dove cominciare, un`assistente sessuale
sarebbe utile, io per primo la ascolterei, vorrei saperne di più»,
spiega.
Consuelo
Battistelli, membro della onlus Blindsight Project, è diventata
cieca all`età di 18 anni, nel pieno della sua adolescenza. E`
favorevole all`introduzione dell`assistenza sessuale perché può
rappresentare un aiuto sia per il disabile che per la sua famiglia,
ma ritiene che questo servizio sia riferito agli uomini, mentre per
una donna non è mai contemplato. E aggiunge: «Attenzione al
pericolo della dipendenza affettiva dell`assistito nei confronti
dell`assistente».
Poi
ci sono le aspiranti assistenti sessuali come Debora De Angelis,
testimoniai del progetto "Love
Giver",
che vuole promuovere una proposta legislativa di iniziativa popolare
per il riconoscimento della figura professionale dell`assistente
sessuale.
Nell`inchiesta
anche esperti del settore come il Roberto Alfieri, neuropsichiatra,
che racconta come in alcuni casi vengano sedati i pazienti che
manifestano la propria esuberanza sessuale, perché considerata
"inquietante". Del resto la quasi totalità degli operatori
non riceve alcuna formazione in merito.
Fabrizio
Quattrini, sessuologo, è favorevole all`introduzione della figura
dell`assistente sessuale, ma ritiene necessario accertarsi che chi
sceglie questo mestiere non sia un devotee, vale a dire una persona
attratta sessualmente dai disabili esclusivamente per il loro
handicap.
Da
segnalare anche l`intervista a Priscilla Berardi, psicoterapeuta, che
lavora da diversi anni su progetti e ricerche riguardanti la
disabilità e l`omosessualità. Secondo Berardi esiste una difficoltà
nell`accettare una doppia identità: quella di disabile e quella di
gay. Quando però la persona riesce a elaborare dentro di sé una
delle due identità e a farla diventare una parte integrante della
propria personalità non più come un deficit ma come una risorsa,
automaticamente riesce ad elaborare anche l`altra. Berardi sostiene
che istituendo la figura dell`assistente sessuale si lascerebbe a
ciascun individuo semplicemente la libertà di scegliere.
DAL
CORPO AL CUORE DELLA POLITICA
Per
dare questa possibilità serve introdurre una legge. Dunque è
necessario l`intervento della politica. Lontano dall`Italia e dalla
Città del Vaticano, il dibattito sulla sessualità dei disabili si è
aperto alla fine degli anni Ottanta e nel 1993 l`Assemblea generale
dell`Onu ha pubblicato un documento nel quale è stato riconosciuto a
tutti i portatori di handicap il diritto di fare esperienza della
propria sessualità, di viverla all`interno di una relazione, di
avere dei figli, di essere genitori e, non ultimo, riconosce il
diritto di ricevere un`educazione sessuale.
Molti
paesi europei si sono attivati e, anche per migliorare la qualità
della vita dei portatori di handicap, hanno introdotto la figura
dell`assistente sessuale.
In
Italia si è appena aperta la discussione. Che fare, dunque? Perché
non dare ai disabili la possibilità di scegliere?` Se la figura
professionale comincia a fare breccia anche grazie a film come The
Sessions,
ispirato alla storia vera del poeta e giornalista californiano Mark
O` Brien, o a romanzi come L`accarezzatrice
di Giorgia Wurth, l`iniziativa di Maxirailiano Ulivieri ha ottenuto
il sostegno dell`associazione "Luca Coscioni" e ad aprile
scorso è appro- dato al Senato il primo disegno di legge.
A
presentarlo i parlamentari Sergio Lo Giudice e Luigi Manconi del Pd
ma anche Pietro Chino di Scelta Civica, Maria Cecilia Guerra, Monica
Cirinnà, Marino Mastrangeli, ex M5s. «Il disegno di legge è di
grande importanza perché coglie un vuoto normativo del nostro Paese
e cerca di affermare diritti fondamentali riconosciuti dalle
convenzioni Onu sulle persone disabili e tutelati anche dalla nostra
carta costituzionale», afferma Filomena Gallo, segretario
dell`Associazione Luca Coscioni, l`associazione Radicale che si batte
per la libertà di ricerca e i diritti dei malati.
«Il
disegno di legge - spiega - prevede un unico articolo in cui a ogni
soggetto istituzionale è dato un compito ben preciso. Le Regioni
avranno l`elenco degli assistenti sessuali per i quali è previsto un
preciso iter formativo".