Negli ultimi anni, le scuole americane hanno fatto notizia quasi
esclusivamente per sparatorie, massacri, traffico di droga. Invece,
lontano dai riflettori dei media, c’è una piccola grande rivoluzione che
pochi hanno notato, e che ci dà motivo di speranza: un numero crescente
di scuole sta adottando la meditazione come strumento per combattere i
problemi più difficili, anche quelli incancreniti. E il successo è
provato. Studi di varie università, condotti con rigore scientifico,
dimostrano che dove gli studenti abbiano adottato i cosiddetti
“intervalli della quiete”, i voti migliorano, le assenze diminuiscono,
le sospensioni per motivi disciplinari calano tantissimo. In generale,
nelle scuole dove si medita, sia gli studenti che gli insegnanti stanno
meglio.
E’ importante sottolineare che non c’è nulla di religioso o filosofico nell’approccio a questa pratica: Carmen Nambdi, la preside di una media di Detroit, che praticava lei stessa meditazione da 30 anni e l’ha insegnata ai suoi studenti, insiste: “Si tratta di una tecnica fisica per raggiungere la quiete e ricavarne un riposo profondo e ritemprante”. Lo stesso assicura il provveditore di San Francisco, dove l’esperimento della scuola media “Visitacion Valley”, lanciato nel 2007, ha avuto negli anni tanto successo, che è stato imitato da altri istituti. Il provveditore, Richard Carranza, che vorrebbe estenderla a tutta la Contea, spiega che alla Visitacion si era provato di tutto per migliorare i voti e la disciplina. C’erano continui scontri e botte fra studenti, aggressività verso i professori, vandalismo. Molti degli studenti soffrivano di stress e depressione. Ma nè l’assistenza di psicologi, nè il doposcuola, nè lo sport, avevano dato risultati: “Non c’era più modo di controllare la situazione” ha ricordato Carranza. Poi la David Lynch Foundation ha steso una mano. La fondazione è stata creata dal grande regista per “favorire la pace attraverso l’istruzione”. Lynch stesso è un grande sostenitore della meditazione come uno strumento per “rafforzare le proprie energie, dare spazio alla creatività e rendere felici”.
Con l’aiuto della Fondazione, Visitacion ha introdotto nella giornata degli studenti due “intervalli della quiete”. Non ci sono canti, preghiere o guide. Nulla. Ma agli studenti viene chiesto di sedersi comodamente, chiudere gli occhi e scendere in uno stato di abbandono e silenzio. Ebbene, i risultati sono stati eccezionali. Nell’arco di un solo anno, sono quasi scomparsi i problemi disciplinari, i voti dei ragazzi sono migliorati marcatamente, le assenze sono diminuite del 98 per cento.
Mentre il numero di scuole che adottavano la meditazione andava crescendo, gli scienziati hanno voluto controllare che non fosse una “bufala”. Varie ricerche hanno dimostrato invece che i risultati sono tangibili. L’università del Michigan ha confermato che nelle scuole che adottano la meditazione si possono constatare evidenti miglioramenti: “Gli studenti diventano più bravi nel comunicare. Sono più allegri e più calmi. I casi di rabbia diminuiscono fortemente – spiega la psicologa Rita Benn, direttrice del Dipartimento di Medicina Integrativa, che ha condotto la ricerca -. Inoltre vanno meglio e hanno voti migliori”.
Presidi, provveditori, insegnanti ammoniscono che la meditazione non è una panacea. Ma David Kirp, docente di pubblica amministrazione all’Università di Berkeley e studioso del sistema scolastico americano, non ha dubbi sulla sua efficacia: “Per centinaia di studenti è significato un cambiamento in meglio che ha contribuito a salvare il loro futuro”. Ragazzi che sembravano destinati ad abbandonare la scuola, a finire ai margini della società, magari drogati o sul marciapiede, hanno ritrovato un equilibrio e la forza per finire gli studi. Per Kirp, come per il provveditore Carranza, ci sono dunque prove a sufficienza perché la meditazione venga offerta in tutte le scuole, soprattutto quelle a rischio.
Fonte: www.ilmessaggero.it