“Assicurati
di giocare correttamente” dicono spesso i genitori ai loro figli.
In realtà, i bambini non hanno bisogno d’incoraggiamenti per
essere onesti, è una caratteristica della vita sociale che emerge
durante l’infanzia.
Quando
ai bambini si dà la possibilità di condividere i dolci, essi
tendono a comportarsi egoisticamente, ma dall’ età di 8 anni la
maggior parte preferiscono distribuire le risorse per evitare le
disuguaglianze, almeno all’interno del proprio gruppo.
I
biologi sono sorpresi da questa tendenza dei bambini a comportarsi
altruisticamente. La teoria dell’evoluzione attraverso la selezione
naturale prevede che gli individui si comportino così in modo da
massimizzare il proprio benessere; quindi vengono selezionati solo
quei comportamenti che garantiscono la sopravvivenza e la
riproduzione dell’individuo singolo o della famiglia a cui fa parte
. Tuttavia, il comportamento mostrato dai bambini sembra essere
opposto, mostrando dei comportamenti altruistici nei confronti dei
loro compagni con cui non sono imparentati.
Il
senso di correttezza, egualitarismo o l’avversione verso la
disuguaglianza, può essere “danneggiato” dalle istruzioni
ricevute per “essere corretti” e dalle ricomprese associate a
tali comportamenti.
Questo
succede in quanto una motivazione intrinseca del bambino viene
trasformata in una regola imposta dall’esterno. E come ben si sa è
più semplice seguire le regole in cui si crede invece di quelle che
vengono imposte dall’esterno.
Gli
uomini sono di natura prosociali. Spesso siamo motivati ad aiutare il
prossimo in assenza di una richiesta esplicita d’aiuto, come per
esempio nel pianto. Poiché le pratiche culturali non influenzano in
modo diretto le tendenze prosociali dei bambini in via di sviluppo si
pensa che il senso di correttezza che essi possiedono deve aver avuto
una forte valenza positiva durante il corso dell’evoluzione umana.
In
un recente studio pubblicato sulla rivista Science, Sarah Brosnan
dell’Università di Georgia e Frans de Waal della Università di
Emory, hanno indagato come si è evoluta la nostra capacità di
essere corretti e di reagire di fronte alle ingiustizie.
Per
il presente studio sono state studiate le risposte in specifici
compiti di diverse specie di primati (scimmie cappuccino e scimpanzé)
cani, uccelli e pesci. Dai risultati è emerso che solo gli scimpanzé
reagiscono negativamente quando all’interno del gruppo dei pari
vengono ricompensati di meno per lo stesso comportamento svolto
rispetto agli altri membri (come per esempio ricevere dei pezzi di
banana ogni talvolta volta che si tira la stessa corda). Questo
comportamento non emerge all’interno dei membri della stessa
famiglia.
Gli
autori suggeriscono che gli animali che vivono in gruppo, inclusi gli
esseri umani, hanno sviluppato una sensibilità verso l’ingiustizia
per evitare di essere sfruttati all’interno del gruppo di
appartenenza.
Inoltre
gli autori suggeriscono che la motivazione di ricevere uguali
ricompense, nonostante si penalizzi se stessi, avviene per
preservare la cooperazione trai i pari necessaria per la
sopravvivenza di un gruppo.
Le
azioni eroiche e di carità (come salvare la vita di un’altra
persona, donare sangue e soldi) possono essere interpretate in
termini di benefici, sostengono gli autori del presente studio. In
quanto le persone che le attuano guadagnano il riconoscimento e
l’apprezzamento dei pari.
Fonte:
http://www.stateofmind.it